1875. Primo Riccitelli nasce a Cognoli di Campli il 9 agosto da Giuseppe, piccolo proprietario terriero, e da Maria Maiaroli, sua legittima consorte, che darà altri tre figli. Il giorno dopo è battezzato nella vicina casa parrocchiale di Molviano (Campli) e gli viene imposto il nome di Pancrazio (Primo sarà il suo nome d'arte). Ad appena un anno i genitori lo affidano alle cure dello zio prete: Don Emidio Riccitelli, parroco di Bellante, dove Primo trascorrerà l'infanzia e la fanciullezza fino a dieci anni.
1855. Per le amorevoli cure dello zio prete (il suo primo benefattore; il secondo sarà Pietro Mascagni) viene messo in seminario dove riceve i primi rudimenti musicali da Nicola Dati, maestro di cappella del Duomo di Teramo, ma, insofferente a un insegnamento regolare e tradizionale, fatto di scale e solfeggi, studia per conto suo su una vecchia spinetta comperatagli di seconda mano dallo zio, componendo ad orecchio romanze, una Messa funebre, mottetti, canzoni, danze, e trascurando naturalmente greco e latino. Non sentendosi di diventare prete e dominato com'è dall'ardentissima passione per la musica, dopo qualche anno fugge dal seminario con la complicità del fratello Antonio per dedicarsi corpo ed anima, da autodidatta, alla composizione.
1896. Ai primi di gennaio lo zio prete, che aveva iniziato le pratiche per iscrivere il nipote al Liceo Musicale di Pesaro, alla cui direzione era stato chiamato il "trionfante autore di Cavalleria Rusticana, che con la sua fulminea celebrità richiamava l'attenzione di tutto il mondo", fu ricevuto assieme al nipote da Mascagni. Il Maestro, dopo aver avuto la bontà di leggere, o meglio di decifrare al pianoforte alcuni dei numerosi pezzi composti e portatigli dall'aspirante allievo, lo ammise, nonostante Riccitelli avesse abbondantemente superato i prescritti limiti d'età, al primo corso di armonia, dove tra gli altri compagni ebbe come discepolo Riccardo Zandonai, con il quale proseguì gli studi sotto la preziosa ed affettuosa guida di Pietro Mascagni.
1896-1903. Durante il periodo pesarese Primo Riccitelli, dotato di una fresca e fecondissima vena inventiva, compone la musica di una Francesca da Rimini in tre atti su versi dell'omonima tragedia di Silvio Pellico; un melodramma, pure in tre atti - Lory -, del quale Riccitelli fornì anche le parole; una scena siciliana: Nena; un poema sinfonico per soli, coro ed orchestra su versi di Carlo Zangarini intitolato Heremos (e forse di questo periodo è anche il bozzetto mistico drammatico Suora Maddalena), nonché una quantità incalcolabile di pezzi vari di cui purtroppo si è perduta ogni traccia.
1903. Riccitelli torna alla fine degli studi, con un diploma autografo rilasciatogli da Mascagni, a Bellante, presso lo zio prete. Ma Don Emidio morirà poco dopo ed il neomaestro resterà solo e privo di mezzi ed inizierà una mortificante vita da bohémien in una alternanza di miserie e di speranze.
1907. Per interessamento di Pietro Mascagni, che ebbe sempre la più piena fiducia nel suo allievo abruzzese, al Casa Sonzogno di Milano affida a Riccitelli la composizione con un compenso, non eccessivo ma non trascurabile per quei tempi, di lire 120 al mese per 12 mesi di Madonnetta su testo del famoso Luigi Illica. Ma divergenze di vedute tra Riccardo ed Enzo Sonzogno e mutamenti di direzione in seno alla casa editrice ne impedirono la rappresentazione. Riccitelli riprende la sua odissea senza mai perdere la fede in se stesso e nella musica pur tra le lunghe amare vigilie di attesa di una fortuna teatrale che non arrivava mai.
1911. Tornato alla guida della casa musicale milanese, Renzo Sonzogno incarica Primo Riccitelli di comporre una nuova opera: la leggenda lirica in due atti Maria sul Monte su libretto di Carlo Zangarini, il quale per facilitare il compito al M° Riccitelli rinuncia a metà del suo onorario. Maria sul Monte è musicata in dieci mesi.
1916. L'otto luglio, a conclusione della Stagione Lirica al Carcano di Milano, viene data - diretta dal maestro Anselmi- Maria sul Monte, che otterrà nelle due sue rappresentazioni in quel teatro un vivo e spontaneo successo con ripetute chiamate agli onori della ribalta dell'Autore. L'opera non verrà mai stampata.
1919. A fine giugno Pietro Mascagni, " suo nume tutelare", mette in contatto a Milano Riccitelli con Augusto Laganà, allora consigliere delegato della Società del Teatro Lirico Italiano, al quale aveva tessuto le lodi del suo allievo. Laganà lo impegna, con regolare contratto, a scrivere un'opera su libretto di Giovacchino Forzano.
1920. A Viareggio, ospite graditissimo di Forzano nella lussuosa villa dello scrittore " in mezzo a tutti quegli agi che non si era mai sognato" - sono le parole stesse del maestro -, si mette alacremente al lavoro e nello scorcio dell'anno termina I Compagnacci.
1921. La rappresentazione dell'opera, pur annunciata per la Stagione 1920-21 del San Carlo di Napoli, per sopravvenute complicazioni indipendenti dalla volontà del suo autore non ha più luogo.
1922. I Compagnacci, presentati al Concorso governativo bandito dal Ministero della Pubblica Istruzione, ne escono vincitori ottenendo il primo premio assoluto, assegnato dalla Giuria composta da Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Francesco Cilea, Bernardino Molinari, Alberto Gasco e Nicola d'Atri.
1923. Il 10 aprile I Compagnacci sono presentati per la prima volta con esito trionfale al Costanzi, oggi Teatro dell'Opera di Roma, concertati e diretti da Gabriele Santini con un cast d'eccezione: Taurino Parvis (Bernardo), Ofelia Parisini (Anna Maria), lo spagnolo Antonio Cortis - uno dei maggiori tenori del secolo - (Baldo), Gino de Vecchi (Venanzio), Luigi Nardi (Noferi), Nelo Palai (Ghiandaia), Anna Maria Bertolasi (la fantesca).
1923 (15 novembre). I Compagnacci vengono dati sotto la direzione di Vittorio Gui con una sala splendida, affollata da un magnifico pubblico, ad apertura della Stagione Scaligera 1923-24, preceduti in unico spettacolo dalla Salomé di Richard Strauss, e messi in scena dallo stesso Forzano, autore del libretto. "La serata - scrive il critico Gaetano Cesari sul Corriere della Sera - non poteva chiudersi con l'unico atto di Salomé. " Occorreva finire e finire bene. Fare entrare con I Compagnacci uno spiraglio di sole ove erano state nubi dense ed atmosfera d'incubo create dalla fosca terribilità del dramma di Strauss". Le accoglienze all'opera di Riccitelli furono più che cordiali con il pieno gradimento del pubblico; ottimo effetto produsse tra l'alto la scena dipinta dal Rovescalli. Il cast era formato dagli artisti più emergenti del tempo; il soprano inglese Margherita Sheridan (Anna Maria), Carmelo Alabiso (Baldo), Ernesto Badini (Bernardo), Quinzi-Tapergi (Venanzio), applauditissimi assieme a Riccitelli che fu chiamato ripetutamente alla ribalta.
1924 (2 gennnaio). Nel periodo d'oro dell'Opera italiana, sotto la gestione di Gatti-Casazza (1909-1935), direttore artistico del Metropolitan di New York, I Compagnacci già presentati per la prima volta il 2 dicembre dell'anno precedente, conquistando il pubblico, vengono replicati in quel teatro; ed ancora una volta con gli stessi interpreti tra cui Beniamino Gigli (nella parte di Baldo), considerato in quegli anni da buona parte del pubblico americano come l'erede di Caruso, Elisabeth Rethberg (Anna Maria), ritenuta una delle più grandi cantanti apparse nel periodo tra le due guerre mondiali, sotto la direzione di Roberto Moranzoni, un altro valoroso allievo di Mascagni e condiscepolo di Riccitelli al Liceo Musicale di Pesaro, che al Metropolitan aveva diretto sei anni in prima assoluta Il Trittico di Puccini.
1924. Stagione Lirica 18 marzo-27 aprile. I Compagnacci vengono rappresentati al Teatro Massimo di Palermo (impresa Florio).
1925. Il 25 marzo Riccitelli sposa a Roma Iside Marziani. Un matrimonio sfortunato, peraltro senza figli.
1931 (gennaio). Dopo varie riproposte,coronate sempre dal successo, in numerosi teatri, più o meno importanti, negli anni che vanno dal 1924 al 1927. I Compagnacci riapproderanno finalmente al Teatro Reale dell'Opera di Roma (già Costanzi) confermando l'affermazione già ottenuta su quelle scene alla sua prima rappresentazione dell'aprile 1923. Nel cast, con lo stesso di allora, Gabriele Santini, quattro dei più grandi artisti dell'epoca: la rumena Vera Emilica, il tenore Giuseppe Taccani, il baritono Emilio Ghirardini, il basso Giulio Cirino, ed un regista che lascerà un solco profondo nella storia del teatro lirico: Marcello Govoni.
1931 (8 luglio). L'EIAR (oggi Rai) trasmette dal suo Auditorium di Roma, diretti dal Maestro Riccardo santarelli, I Compagnacci. Interpreti principali: Ofelia Parisini (Anna Maria), che aveva già dato nel 1923 voce ed anima allo stesso personaggio, Adolfo Facchini (Baldo), Guglielmo Castello (Bernardo), Alfredo Sernicoli (Noferi), Arturo Pellegrini (Venanzio).
1932 (4 febbraio). Ha luogo al Teatro Reale dell'Opera di Roma la prima rappresentazione di Madonna Oretta, commedia lirica in tre atti di Giovacchino Forzano, musica di Primo Riccitelli, scritta nel 1927 ma che per cinque anni aveva dovuto riposare negli archivi editoriali senza che i Sovrintendenti teatrali si accorgessero di essa. Un nuovo straordinario successo di pubblico e di critica (con 21 chiamate all'autore e agli interpreti) in virtù anche della smagliante messa in scena e della splendida esecuzione orchestrale e vocale. Il mezzosoprano Gianna Pederzini fu una mirabile ed incomparabile protagonista, che riscosse un successo personalissimo come attrice e come cantante. Gli altri interpreti furono Antonio Melandri, Carmen Melis, Giulio Cirino e Gino Vanelli. Gabriele Santin, che aveva condotto al battesimo I Compagnacci nel 1923, era il direttore d'orchestra.
1932 (3 maggio). Madonna Oretta viene presentata al Comunale di Teramo con lo stesso complesso, in massima parte, del Teatro Reale dell'Opera: Gianna Pederzini, Carmen Melis, Giovanni Voyer e Giulio Cirino. Dirigeva il maestro Domenico Messina. Teatro gremito fino all'inverosimile da un pubblico accorso da ogni parte d'Abruzzo.
1936 (31 maggio). Armando La Rosa Parodi dirige dall'Auditorium della Rai di Torino I Compagnacci con un cast che annovera nomi anch'essi affermatissimi come Maria Corbone (Anna Maria) Antonio Melandri (Baldo), Emilio Gherardini (Bernardo), Giulio Tomei (Venanzio).
1939 (marzo). Ripresa di Madonna Oretta al Teatro Reale dell'Opera ed un successo ancora pieno ed entusiastico. Interpreti: Gianna Pederzini, Stella Roman, Paolo Civil, Salvatore Baccaloni. Dirige Oliviero De Fabritiis; la regia è curata da Marcello Govoni.
1939 (10 settembre). Dall'Auditorium della Rai di Roma sarà un altro grande direttore, Fernando Previtali, a riprendere in mano l'esecuzione de I Compagnacci con Ettore Parmeggiani. (Baldo).
1941 (o 1940?) (2 settembre). Sarà ancora Armando La Rosa Parodi, e sempre dall'Auditorium di Torino, a riprendere in mano l'esecuzione de I Compagnacci con artisti che occupano posti molto importanti nelle cronache musicali di quel periodo; Adriana Perris a fianco di Antonio Melandri, uno specialista nel ruolo di Baldo, Piero Basini (Bernardo) e Luigi Bernardi (Venanzio).
1941 (27 marzo). Dopo brevissima malattia Primo Riccitelli muore a Giulianova, dove viene sepolto. da qualche anno stava lavorando alla composizione del Capitan Fracassa su libretto di Giuseppe Maria Viti. L'opera, rimasta incompiuta, andava a rilento a causa della salute malferma e delle difficoltà economiche che imponevano al musicista una vita piena di stenti e di amarezze.
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